I metodi (o modelli) colore sono dei modelli matematici astratti che permettono di rappresentare i colori in forma numerica; un colore, infatti, può essere generato dalla mescolanza additiva dei colori primari che insieme determinano uno spazio colore. Ad esempio attraverso la mescolanza del rosso, blu e giallo, si può definire un colore nello spazio RGB, ma questo non è l’unico spazio colore possibile; un’altro metodo può infatti rappresentare lo stesso colore attraverso le componenti Tonalità, Saturazione e Luminosità, variabili proprie dello spazio colore HSB.
All’interno di ogni singolo spazio colore, poi, ci sono degli spazi colore più limitati, dati dal sottoinsieme dei colori rappresentabili con un certo modello; ad esempio, gli spazi colore Adobe RGB e sRGB sono differenti ma sono basati entrambi dalle caratteristiche proprie del modello RGB: questi sottoinsiemi sono detti gamma o gamaut e dipendono dalla funzione utilizzata per il modello colore.
Il gamaut è l’insieme dei colori che un dispositivo o una periferica è in grado di riprodurre.
Perché esistono i metodi colore?
Questa è una delle principali domande che vengono fatte a chi si sta per affacciare nel mondo della grafica e della stampa. Se chiediamo a qualcuno di andarci a prendere una camicia rossa dall’armadio e c’è solo una camicia rossa, non ci possono essere grandi margini di errore; ma se l’armadio è pieno di camicie rosse? la cosa si complica notevolmente.
I metodi colore servono a fornirci con esattezza
la corretta gradazione di un colore.
Esempio:
Il colore R255 G0 B0 è un rosso puro ma la stessa definizione di colore rosso potrebbe essere data con i valori R180 G0 B0: la differenza risiede quindi nelle diverse gradazioni del colore rosso.
Ma passiamo adesso a un’altra domanda fondamentale…
Perché ci sono diversi metodi colore?
Per rispondere a questa domanda bisogna prima fare una piccola introduzione su che cos’è il colore. Il colore è una caratteristica psicofisica soggettiva, cioè esiste solo negli occhi e nel cervello degli esseri umani. Per renderlo il più possibile oggettivo, e quindi misurabile e catalogabile, si è sentita la necessità di introdurre i metodi colori, in grado di definirne caratteristiche e peculiarità. Il nostro cervello interpreta i colori attraverso tre tipi di fotoricettori, detti coni, concentrati sulla nostra retina: ogni cono è sensibile a uno dei tre colori primari rosso, verde e blu. L’occhio umano, poi, è in grado di percepire solo tre attributi della luce: tonalità, saturazione e luminosità. Il colore è la risultante di questi tre attributi.
Va da sé che bisogna sempre vedere come un colore viene generato, e quindi come può essere descritto in base ai metodi colore: lo spazio RGB è relativo a quei colori che vengono emessi (schermi, tv), dove cioè si ha una sintesi additiva (si aggiunge colore); lo spazio CMYK, proprio della stampa, è caratterizzato dalla sintesi sottrattiva (si sottrae colore alla luce).
Per spiegare la sintesi sottrattiva ci possiamo servire della sovrapposizione di un inchiostro giallo e di un inchiostro ciano su un foglio bianco: questi due colori si comportano come filtri per la luce, cioè la assorbono lasciandone passare solo una parte (che sarebbe la parte rimanente, cioè il colore risultante). Non a caso l’inchiostro nero, più precisamente il bistro, si ottiene dalla combinazione dei colori CMY, cioè tutti i filtri non permettono di far passare la luce.
Segui il prossimo articolo dove verrano spiegate le caratteristiche dei principali metodi colore